domenica 13 marzo 2011

Trakai

L’ombra umida delle foglie e le anatre pelose nell’acqua.

Lei non è venuta, ma io non ho paura di bere l’acqua dolce e stagnante del lago. Sul fondo non si distingue il fango dai sassi, è come una vecchia moquette di alghe. Un liso hotel, con il suo andirivieni di pesci e i suoi lampadari di luce.


Trakai con il suo castello di carta, i ponti di legno e le cianfrusaglie. Sotto gli alberi passa una coppia di sposi che vengono qui a farsi le foto, c’è ne sono molte. All’ombra, distesa su una tovaglia, Paulina traduce l’oroscopo dal lituano, con il sorriso atono che le si addice. Bionda e attorniata di carne, sfoglia le pagine della rivista come se fosse una bibbia e si riempie la bocca di versi.


Mi passano la vodka mentre mi alzo per bagnarmi nell’acqua, vedere gli sposi e sbavare sul mondo.

Qui le ragazze invecchiano prima, ma non me le devo mica sposare.

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