Un minuto diviene un'ora
sotto la mola schiacciante del tempo.
Sente il corpo aggredito
dal brivido di una parola.
È lui la strada che sta percorrendo:
ha le ossa di bitume,
i nervi di cemento.
Spezza a calci la fresca quiete di una foglia,
la trasporta attraverso
un campo di battaglia disertato da poco.
Lo chiama una trincea
usando la voce del sonno,
a casa propria ancora c'è chi sogna,
c'è chi spera nell'amnistia.
venerdì 11 maggio 2012
Sulla strada di casa
Pubblicato da J.J. O'Gill alle 12:13
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